MTB estremo
Naturaid Marocco 2006
Inferno e Paradiso 560km 11000m di dislivello da compiere nel tempo massimo di 88 ore
Una gara avventura no stop in autosufficienza alimentare e materiale di sicurezza.
Solo un road book per orientarsi e non perdersi. L'organizzazione fornisce soltanto l'acqua nei punti di controllo CP. Attraverso il selvaggio e impervio ambiente berbero dell'Atlas Marocchino.
Natura cattiva prepotente e ribelle. Se pensate ad una Natura come sinonimo di armoniosa vacanza all'aria aperta dove l'aria è profumata, il cuore sorride e attorno a voi regna una pace di svolazzanti fringuelli forse avete sbagliato stanza.
In Marocco quest' anno posso dire di aver ceduto alle leggi dell'uomo contro una Natura imprevedibile che non conosce moderazione.
Preparato allo sforzo psicofisico di una gara estrema che necessita di una conoscenza propria molto intima parto con l'obiettivo importante di arrivare. In questa edizione 2006 ho impiegato 56 ore circa di puro scontro con pioggia vento freddo grandine fango fiumi ed enormi pozze da guadare. Tutto per scoprire cosa si nasconderà dentro ai miei occhi.
L'arrivo a Marrakech dopo un volo di poche ore non mi rilassa ma mi preparo comunque a conoscere nuovamente due culture vivaci, l'araba raffinata e misteriosa e quella berbera fatta di uomini liberi e coscienti della propria identità. Gli aggiornamenti dell'organizzatore Maurizio Doro prima della partenza, riportavano di una preoccupante situazione metereologica che aveva colpito gran parte del territorio a ridosso della catena montuosa Marocchina. La zona sud con le gole di Todra e Dades l'altopiano vulcanico del Sarhro che l'anno passato mi avevano regalato importanti sensazioni e aperto la porta verso il deserto di Zagorà risultavano non percorribili. Strade da rifare ponti spazzati via e villaggi isolati aggravavano la tragica situazione in cui versava molta gente marocchina. Ci trasferiamo, dopo aver tirato un sospiro di sollievo per aver trovato sane e salve le nostre bici,verso Azilal 200km km a est di Marrakech campo base e partenza di questa terza edizione.
Le preoccupazioni un po' alla volta si perdono per far posto a sensazioni di sfida e di avventura che ognuno di noi cela affianco a quel pensiero stupito di ...ma chi me la fatto fare!! Ventidue partenti cinque donne per una gara no stop unica nel panorama mondiale mtb e seconda soltanto alla regina del freddo l'IDITA IMPOSSIBLE che si svolge in Alaska.
Due rappresentanti svizzeri e un francese con alle spalle le più impegnative e importanti gare di multidisciplina e orientamento del mondo stimolano la mia vena agonistica, forte soltanto di una consapevolezza:l'essere una persona comune in bici da pochi anni, ma per questo straordinariamente curiosa.
Il lunedi lo dedichiamo al montaggio delle bici alla verifica dei materiali obbligatori e al briefing. Almeno 2000 calorie al giorno, telo di sopravvivenza, coltello, fischietto, specchio per le segnalazioni,pompa succhia veleno,laccio emostatico,sacco a pelo. Sono parte del materiale obbligatorio pena la squalifica che mi dovrò portare a presso per tutta la durata della gara. Contando poi l'attraversamento di un terreno vario fatto di terra sassi pietraie,e guadi con temperature che normalmente vanno dai 25/35 di giorno e 0/5 di notte anche l'abbigliamento riveste una scelta importante. Il mio bagaglio distribuito in una sacca costruita appositamente e alloggiata nel telaio centrale un saddlebag un marsupio e un camelback si aggirava compreso il cibo attorno ai dieci kg. Anche se pronto per questa nuova avventura, la mia mente non poteva non scorrere a rallentatore l'ascesa nell'edizione precedente di un passo a 2900m con una temperatura di -8 nel pieno della notte buia marocchina. Timori e paure partiranno anche quest'anno con me.
Ci siamo partenza alle ore 04:10 mi volto un ultima volta sotto lo striscione della partenza e nel nome della gara vedo non soltanto un nome proprio ma il mio prossimo obiettivo. Partenza compatta sotto un cielo che non si scopre. Un ammasso di luci bande rifrangenti si muove verso le prime rampe d'asfalto. Cerco fin da subito di rimanere nel gruppetto di testa per poter capire le strategie di gara dei miei avversari. Man mano che saliamo verso i primi due passi uno a 2774 e l'altro a 2610m di altitudine la pioggia sceglie di venirci incontro. Imboccata la strada sterrata dopo i primi 30km e 1000m di dislivello anche il freddo ci accompagnerà al CP1 dove una fumante zuppa ristorerà il mio corpo infreddolito. Questa prima pioggia mi è già entrata dovunque bagnandomi anche il cervello senza però raffreddare il mio entusiasmo. Riparto di slancio lasciandomi alle spalle la bruma pungente delle montagne per seguire il corso di un fiume rosso cupo che poco tempo prima aveva lasciato segni evidenti nel territorio circostante.
Mentre mi avvicino al CP2 situato nei pressi del lago Barrage Bin el Quidane, partenza dell'edizione 2005, vengo raggiunto da Mauro Miorelli che si dimostrerà grande compagno di fatiche. Arriviamo nel bar del paese Quaouizarht dove firmiamo il nostro passaggio e ci abbuffiamo di coca cola e frittata. Sono le 16.00 e un tuonante cielo sembra intimarci l'eroica avanzata. Mi vien da ridere. Per fortuna. Ripartiamo ci sentiamo entrambi bene e decidiamo di avanzare decisi verso il CP3. Luci accese e fanalino posteriore perfettamente funzionante sono la base per evitare la guida veloce del marocchino medio che però non dimentica mai di usare le freccie nel sorpasso di così strani individui.
220km ore 20.00 CP3 troviamo ristoro questa volta in una umile casa di Taguelft. La padrona di casa con tatuaggi berberi distribuiti tra il mento la gola e i polsi mi offre tutte le attenzioni di una madre e mi fa sentire subito a mio agio. Qui a causa dell'impraticabilità della pista argillosa che non consentiva nemmeno di spingere la bici tanto era il fango che bloccava le ruote la gara viene fermata fino alle 5.00 del mattino successivo. Una decisione discutibile ma che renderà l'avanzata con la luce del giorno più sicura verso il passo a 2400m. I sucessivi 60km percorsi nel fango in 8 ore. Grumi di fango argilloso si bloccavano nonostante avessi allentato i freni v-brake. Decido così nonostante il peso e la stanchezza di caricare la bici in spalla e proseguire. Un'avanzata lenta, qualche segno di tradimento dal mio fisico che mi porta però urlante al CP4 di Boutferda. Una piazza con bambini che tirano calci ad una lattina e rincorrono la nostra scia. Donne al lavatoio comune che danno colore con i loro indumenti ad un villaggio difficile da dimenticare.
Mentre si avvicina la seconda notte di gara la pioggia e la grandine affiancano ancora la nostra avanzata. Mi giro spesso per cercare un po' di serenità in uno sprazzo di cielo. Dovrò superare Imichil per riuscire a scorgere a tratti una luna surreale e ovattata che illuminava la pista verso il CP8 di Agoudal. Una pista a 2200m che nell'edizione passata costeggiava campi suggestivi di menta e il corso di un fiume che quest'anno ha invaso gran parte della carreggiata tasformandola in un aquitrinio melmoso.Pozze sproporzionate da guadare con circospezione, ostacoli invisibili a causa del colore scuro dell'acqua. Le ruote che scompargono e un respiro freddo che intorpidisce le mie gambe. La temperatura è prossima allo zero termico e le mie gambe sono abbondantemente bagnate fino alla coscia. In queste condizioni un'ora attorno ad una stufa e un bicchiere di tè alla mente diventano determinanti. Dimostrazione che gli uomini hanno sempre bisogno di attaccarsi a qualche piccola cosa.
E' mattino, del terzo giorno di gara quando ci avviciniamo al CP 8 con la speranza di rientrare su Samuel (Sami)Burkart lo svizzero che partito un'ora prima dal CP7 si trova in seconda posizione. Sempre in testa la forte coppia italo svizzera composta da Raffaele Verzella e Reto Koller. Mauro Miorelli ed io proseguiamo forti di poter rientrare sul secondo ma quando vediamo sul foglio firma del CP8 dopo 496km il suo passaggio quaranta minuti prima ci rendiamo conto del suo ottimo stato di forma e tiriamo un po il freno. Arriveremo così ad It Ishak alle 12:50 in terza posizione dopo 558,2km e 56 ore e 40min. Difficile fare considerazioni nell'immediato dopo gara la voglia di essere arrivati è pari alla voglia di andare di cercare ancora magari di perdere ma alla fine di arrivare. Non ho mai avvertito l'arrivo come un successo personale anzi, la cosa straordinaria di queste manifestazioni consiste nel raggiungere una pace e una tranquillità interiore che sovrasta emozioni interrogativi paure difficoltà rincorse per tutta una vita. Provare per credere
Un ringraziamento particolare ai compagni naturaiders e a Maurizio Doro
ai miei piedi,ai fratelli Scavezzon ad Hibros Sport a Limar Helmets, +Watt, Nalgene e Tubus
Sebastiano Favaro
Scavezzon Squadra Corse
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