25 dicembre 2006


















Silenzio, si celebra l’ Iron Bike MMVI
22luglio Saluzzo(CN) prologo
”..questa è una gara per gente fuori dal normale”. Queste sono le prime parole che ho sentito da Franco Sella figura portante dell’organizzazione Iron Bike.
Un benvenuto di tale portata non poteva non attirare un improvviso e prepotente temporale estivo. Un segno premonitore? Pensieri cupi cercavano di entrare nei miei pensieri ma senza speranza venivano respinti per dare spazio ad un arcobaleno che ricoprì l’antica e storica città di Saluzzo. Con la testa all’ insù sento che dopotutto il brutto tempo mi è amico. Dopo aver piantato la tenda tra una concorrente americana e uno tibetano nel campo da calcio comincio a sistemare la bici per il prologo. Molti sono i dettagli che mi troverò da solo ad organizzare durante la settimana. Altri favoriti dalla sorte potranno contare su di uno o più accompagnatori. 8km con il cuore in gola tra pavè scalinate e balle di fieno. Bizzarra iniziazione tra spettatori assetati di spettacolo. Un girone diabolico di gente che ti fischiava se scendevi dalla bici prima di affrontare le scivolose scalinate. “Non voglio cadere” mi ripeto, rintronato sui sampietrini e avanzo con il freno a mano, che lascio nell’ultimo giro dove complice una temperatura fresca e ventilata che asciuga il selciato scendo tra un ovazione che mi fa sorridere.
Non importa arrivare ultimo o a tempo scaduto, arrivare è il mio successo.

23Luglio Saluzzo-San Damiano Macra 57km
La prima tappa sulla carta non sembra difficile, ma ben presto imparerò che il kilometraggio non conta quando il caldo e le due prove speciali da cui prenderà forma la classifica di gara renderanno consistente anche questa prima sgambata. La partenza avviene scaglionata ogni due minuti partendo dal fondo della classifica del giorno precedente. Questo mi fa pensare!Ciò significa che se il ritmo diventasse blando, mi troverei ad arrivare tardi a fine tappa ed essere uno dei primi il giorno successivo a ripartire e ad avere meno tempo a disposizione per riposare, mangiare e sistemare la bici.
Pensieri che ben presto lascerò cadere giù. Nota di rilievo,i graditissimi incitamenti di Max Alloi di solobike sulla Torre del Brondello.Grazie
24luglio San Damiano Macra-Forte Roche la Croix 125km
Oggi è il caso di non arrendersi all’evidenza. Quattro colli di cui due oltre i 2600m il ponte in pietra di Chatelet alto ben 92m che abbraccia due montagne e sovrasta il corso dell’Ubaye ed infine un Tunnel di 400m a 2630m scavato nella fredda e buia roccia dove gelo gocciolii e buche piene d’acqua renderanno precario l’attraversamento. Decido di lasciare la frontale nello zainetto e mi butto verso quel piccolo bottone di cielo che cerco di raggiungere sperando di non cadere in qualche pozzanghera.
Dentro al tunnel ci sono solo io…..ho il tempo anche di fermarmi di voltarmi le due uscite sembrano identiche ma il soffiare gelido del vento mi spinge fuori verso il versante francese dove pioggia e freddo accompagneranno le mie pedalate per l’ultima discesa e risalita verso il forte abbandonato degli anni ’30 posto nella valle francese dell’Ubaye entro il tempo massimo di 13ore. Essere arrivato oggi è stato importante molti risentiranno della fatica arrivando stremati a notte fonda. Un pensiero a questi avversari pronti domani a battersi di nuovo.
25luglio Forte Roche la Croix-Barge 130km
Si rientra in Italia. Il Colle Longet attraversato da contrabbandieri moderni di biciclette. Oggi per fortuna non più per necessità come capitava in un epoca non tanto lontana a numerose famiglie di confine. Questo immaginavo salendo per oltre mille metri spingendo la bici o caricandola in spalla per superare guadi o salti di roccia fino ai 2670m. Da buon alpinista so anche che soltanto dopo la discesa ci si può mettere attorno ad un tavolo con un bicchiere vino, è così mi trovo ad accompagnare con i freni tirati per circa 800m in discesa la mia bike. Imparo che non conviene portarla sulle spalle. Una perdita di equilibrio porterebbe oltre al rovinoso capitombolo anche la caduta della bici sopra di me. Scivolo cerco di saltare per uscirne in fretta ma appena prendo velocità so che il confine con l’imprevisto è vicino. Mi volto e osservo il muro,da spavento, appena disceso e mi avvio dopo un vorace ristoro di anguria e coca-cola verso l’ennesimo finale di tappa dove acqua e freddo intorpidireranno le mie ossa.
26luglio Barge-Torre Pellice 85km
L’ illusione di una tappa più facile delle altre, l’altimetria che non sembrava proibitiva rispetto ai due tapponi precedenti. Tutto questo rilassa e inganna il neofita dell’ Iron Bike. Il tutto sempre condito da una buona dose di maltempo fornisce un quadro appeso a vita nel muro dei ricordi. La salita di Santa Barbara una delle cicloturistiche più impegnative dove la pendenze toccano il ventitre percento. Ho sputato sangue per non mettere il piede a terra. Poi un breve ristoro spazzato dal vento e via verso i 2669m del rif.Barant. Punto di partenza della seconda prova speciale di dodici km di downhill dove con la coda tra le gambe verrò bastonato con 23 min di distacco dal vincitore della speciale.
27luglio Torre Pellice-Pragelato 115km
Sfacchinata in salita su asfalto la disidratazione in agguato un caldo africano questi sono i temi del giorno che mi impediranno di pedalare come vorrei. Devo bere ogni dieci minuti e mi accorgo che se me ne dimentico rischio di perdere lucidità e controllo. Senza bere non si può stare. Dopo la terza e non ultima ascesa verso il colle Clapier mi concedo un ristoro improvvisato in malga Chaulieres. Qui tra galline che rubavano i biscotti mi concedo a pane e ricotta di giornata. E’ un peccato non trattenersi di più la gente di montagna mi ha sempre allungato una mano e sarebbe un peccato non attingere usanze tradizioni da una fonte inesauribile come questa.
Se i miei pensieri di inizio tappa cavalcavano verso il miraggio di una sospirata bevuta, la fine mi riserva ormai un appuntamento immancabile con il maltempo. Un acquazzone salendo verso Pragelato abbassa la temperatura e riduce ad un torrente il sentiero che risalgo come un dannato nel fango con bocca spalancata per respirare e voglia comunque di ridere pensando che l’unico responsabile di questa scelta sono io.
28luglio Pragelato-Claviere 50km
Ci troviamo sulle montagne Olimpiche, il cielo è coperto e la previsione di sfiorarlo dopo essere saliti sulla cima dello Chaberton a 3131m lascia incertezza e perplessità su di noi. Perdere l’occasione di arrivare ad una simile altezza con la bici mi amareggia e mi proietta alla possibile prossima edizione..mah. Saliti sopra Sestriere, mentre scendiamo concentrati sulla discesa erta e insidiosa a causa delle canaline di scolo verso S.Sicario non ci rendiamo conto che lo Chaberton si oscura. Il vento comincia a rendere instabile la mia discesa e ad avvolgermi con folate invernali. Arrivo al punto di ristoro senza più sensibilità nelle mani. Cerco di mangiare subito qualcosa, nonostante il freddo ho fame. Altri cercano le giacce imbottite fornite dall’organizzazione e come se non bastasse li vedo entrare nel furgone stravolti e anchilosati, diventato in breve un camerino-dormitorio. La grande montagna ci ha respinti e noi abbiamo chinato la testa. Concludiamo la tappa sulla statale che ci porta a valicare il Monginevro e ad avvicinarci al confine francese di Claviere. Qui riposerò le mie membra accanto ad una cinquecento all’interno di un parcheggio pubblico.
29luglio Claviere-Bardonecchia 60km
Ciliegina sulla torta per l’ultima tappa. Oggi si sale sullo Chaberton. Gli organizzatori non ci stanno, e nemmeno io voglio rinunciare ad una salita che dalla scorsa edizione è entrata di diritto tra le difficoltà maggiori della gara. La fortificazione più alta d’Europa a 3131m ci aspetta con 1900m di dislivello e notate bene soltanto un terzo pedalabile. Il tempo si dimostra dalla nostra parte con cielo terso e un sole tiepido. L’avanzata però si fa sempre più lenta e lo sguardo basso osserva il progredire dei miei piedi. Mi commuovo per loro che portano da sempre in giro il mio corpo. Una volta in cima e terminata la prova speciale c’è tempo per qualche foto una stretta di mano e qualche giravoltola su se stessi. Gesto scaramantico che osservo su ogni cima raggiunta. Il balcone sulle alpi mi permette di godere di una visione priva di ostacoli ma non ancora di spiccare il volo.
Lasciata l’arroccata fortezza altri due passi ci separano dal traguardo di Bardonecchia. Mi porto cosi sulla pelle per gli ultimi km la sofferenza il sacrificio e la motivazione di una settimana in cui il piatto principale non è preconfezionato e subito pronto. Ma assomiglia più ad un piatto gustoso e preparato con la ricetta segreta della nonna.
Ho vissuto emozioni disagi fatiche e paure, condito il tutto con un pizzico di rischio, e partecipato ad un’ avventura stimolante diventata quotidianamente sempre più audace.
Grazie
Sebastiano

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